Volontariato

Maroni: «Nuovi spazi per l’impresa sociale»

Il responsabile del Welfare spiega che il provvedimento è stato assegnato alla commissione Giustizia della Camera. E rassicura le cooperative sociali: «Mercato, ma con regole uguali per tutti»

di Giampaolo Cerri

Cresce la febbre dell?impresa sociale: convegni, seminari, dibattiti scandiscono il tempo che manca alla nascita della legge. Di questa norma tanto attesa dal non profit italiano si conosce solo la cornice, la delega al governo. È stata presentata nella primavera scorsa, ha terminato il suo iter (conferenza Stato-Regioni) in luglio. Una volta approvata darà al governo un anno di tempo per realizzare i necessari decreti delegati, attraverso vari passaggi parlamentari. Una fase molto delicata, che sta registrando il lavorìo di molti (politici e attori del non profit). Ma che previsioni si fanno per l?iter parlamentare? L?abbiamo chiesto a Roberto Maroni, ministro del Welfare. Vita: Signor ministro, l?attesa cresce, a che punto siamo? Roberto Maroni: Lo scorso 24 settembre il disegno di legge delega sull?impresa sociale, approvato al Consiglio dei ministri ai primi di luglio, è stato ufficialmente assegnato all?esame della commissione Giustizia della Camera. L?iter parlamentare è così iniziato. Sui tempi non sono in grado di fare previsioni. Mi auguro, naturalmente, che il provvedimento diventi legge dello Stato nel più breve tempo possibile. Il testo non è blindato, ma aperto a tutti i contributi e le migliorie che potranno emergere dal confronto parlamentare. Entro un anno dalla data di entrata in vigore della nuova legge, il governo dovrà approvare uno o più decreti legislativi, per fissare i requisiti minimi dell?impresa sociale, le regole riguardanti i soci, l?elettività delle cariche, la responsabilità degli amministratori e quant?altro riguardi i bilanci, l?osservanza delle finalità sociali, l?iscrizione nel registro delle imprese, la rappresentanza in giudizio, eccetera. Vita: Cominciano a emergere i primi timori. In particolare alcuni settori della cooperazione sociale parlano di una possibile concorrenza sleale da parte di nuovi soggetti non profit, svincolati da regole strette per il personale. «Noi rispettiamo i contratti», dicono. È un timore reale? Maroni: Credo si tratti di paure esagerate. Il disegno di legge sull?impresa sociale si propone proprio di fissare norme uguali per tutti, di mettere ogni soggetto che opera nel sociale, sullo stesso piano. È chiaro: questo avviene in un regime di concorrenza. Ma si tratta, a mio giudizio, di concorrenza sana o, per meglio dire, virtuosa. Il mondo della cooperazione sociale non ha nulla da temere. Vita: Neppure per la contrattualistica legata al lavoro dipendente? Maroni: Le regole, anche quelle che riguardano il regime del personale, saranno, ripeto, uguali per tutti. E dunque, non vi sarà nessuna concorrenza sleale. Vita: Forse per la prima volta, un Decreto di programmazione economica e finanziaria fa riferimento alle persone non autosufficienti. All?epoca della presentazione si parlò del ruolo delle mutue, innescando anche qualche polemica. Un ritorno al passato, si disse. Ma non potrebbe essere invece un ritorno al futuro? Potrebbe cioè trattarsi di un terreno di intervento delle nuove imprese sociali? Maroni: Il ministero della Salute ha ipotizzato diverse soluzioni. Il 2 ottobre abbiamo esaminato uno studio di fattibilità, redatto da una commissione paritaria, composta da tecnici e funzionari del ministero del Welfare e della Salute, che per l?assistenza dei non autosufficienti propone una serie di interventi normativi. Valuteremo, con attenzione, le diverse proposte e, d?intesa con il ministero della Salute, cercheremo le soluzioni migliori. Anche su questo versante potrebbe esserci spazio per un intervento dell?impresa sociale. Anche l?aiuto dei non autosufficienti può essere gestito dal privato sociale, così come avviene per ogni altra tipologia di servizi. Vita: Si avvicina il semestre italiano di presidenza Ue. Può dirci se l?Italia si impegnerà perché il ruolo della cooperazione sia recepito nella costituzione europea? Maroni: È nostro interesse che tutte le tematiche che afferiscono al Terzo settore siano, in qualche modo, presenti e garantite a livello europeo. Che l?economia sociale in senso lato e il ruolo che essa riveste nei vari Paesi, possano rientrare nella futura Costituzione europea, è una cosa probabile, oltre che auspicabile. E per questo il governo italiano si impegnerà. Agenda Autunno di convegni sull?impresa sociale. Si comincia il 24 e 25 ottobre con Enlarging the sociale economy, appuntamento di Cecop a Praga (www.cecop.org). Quindi, il 31 ottobre, alla facoltà di Economia dell?Università di Genova, Cenpro e Cdo propongono Impresa sociale, interrogativi, problemi, ipotesi (tel. 010.2095554). A Roma, il 14 novembre, AsterX, con Unioncamere, Censis e Fondazione Tagliacarne, propone Sviluppo locale e impresa sociale non profit (tel. 06.47825132). Al tema è interamente dedicato anche il nuovo numero di Impresa sociale (tel. 030.2893411).


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